L’influenza del pensiero sul comportamento avviene, soprattutto, attraverso il self talk che si esprime come dialogo interno, sia esso silenzioso o vocalizzato ed è finalizzato ad incrementare il controllo del comportamento (Dagrou, et al., 1992; Hardy et al., 2001).
Questa tecnica costituisce una rappresentazione dell’insieme di credenze e aspettative che ciascun atleta sviluppa, rispetto alla propria efficacia competitiva. Studi all’interno dell’ambito motivazionale suggeriscono infatti che il sentirsi responsabili del controllo delle proprie azioni determina maggior probabilità di essere intrinsecamente motivati (Deci & Ryan, 1985) con conseguente maggior predisposizione a sperimentare stati di flow.
Il self-talk favorisce lo sviluppo della self confidence, di nuove capacità e permette la correzione di automatismi errati (Muzio, 2004).
Le sedute di coaching mettono in evidenza come in fase di avvicinamento alla gara – un dialogo interno negativo (“è difficile”, “non riesco”). L’interventodello psicologo deve andare verso una ristrutturazione cognitiva: i pensieri negativi progressivamente lasceranno spazio ad espressioni quali “ è una sfida per me”, “ci provo”.
Dopo la fase di comprensione – non diversamente dalla tecnica e dalla condizione fisica – devono poi intervenire apprendimento e allenamento.
Bibliografia:
Deci, E. L., & Ryan, R. M. (1985). Intrinsic motivation and self-determination in human behavior. New York: Plenum.
Hardy, J., Gammage, K., & Hall, C. (2001). A descriptive study of athlete self-talk. Sport Psychologist, 15(2), 306-318.
Dagrou, E., Gauvin, L., & Halliwell, W. (1992). The effects of positive, negative and neutral self-talk on motor performance. Canadian journal of sport sciences, 17(2), 145-147.
Muzio, M. (2004). Sport: flow e prestazione eccellente : dai modelli teorici all’applicazione sul campo. Milano: FrancoAngeli.